Chelmon rostratus: tra mito e leggende
Ben ritrovati sul blog di Royaltanks, sono Marco e oggi affronteremo un tema controverso: l'allevamento dei Chelmon rostratus. Questo magnifico pesce farfalla, chiamato in inglese "copperband" (che letteralmente si traduce: strisce di rame, per la sua particolare colorazione), è un pesce di indole pacifica, territoriale e diffuso tra le isole Ryukyu e le coste Australiane. Il suo fascino e la disponibilità in commercio lo hanno reso uno degli esemplari più desiderati dagli acquariofili di tutto il mondo, diventando anche icona di numerosi brand o cartoni animati. Negli ultimi anni si è sviluppata la convinzione che questi animali siano troppo fragili e destinati a morte certa, sarà davvero così difficile allevarne uno? Nel seguente articolo, basandoci sulla mia esperienza con questi animali e quella di altri acquariofili, confrontando il tutto con vari articoli internazionali, cercheremo di fare luce sull'argomento.

Importazione
Un tema poco noto, a molti acquariofili, è quello relativo all'importazione dei pesci dal luogo di cattura. Per far luce sul tema ci siamo fatti aiutare da Andrea Testi (della serra Corals Garden). Sfruttando la sua esperienza quotidiana in merito ho chiesto chiarimenti circa voci, quasi leggende, che circolano soprattutto sui social. E' vero che i Chelmon muoiono perché pescati con il cianuro? Andrea ci ha chiarito che, essendo il cianuro estremamente velenoso, porterebbe a morte certa gli animali in poche settimane. Col tempo coloro che facevano uso di questa tecnica, sono stati tagliati fuori dagli stessi importatori. Di negozianti e importatori seri ne abbiamo in Italia, posso quindi a tal punto solo consigliare di scegliere oculatamente il negozio a favore di quelli che fanno questo difficilissimo lavoro con passione e amore. A questo punto però mi è sorto un dubbio ed ho chiesto ad Andrea:" Quanti esemplari tra quelli arrivati di recente sono sopravvissuti?" La risposta, per quanto io sia conscio che i rostratus siano animali resistenti, mi ha spiazzato. Andrea mi ha infatti confermato che sugli ultimi esemplari arrivati nessuno fosse morto per deperimento o malattia. Voglio precisare una cosa che spesso dimentichiamo, il nostro è un hobby meraviglioso nel quale maneggiamo animali estremamente delicati, pertanto è sempre possibile che l'animale (qualunque esso sia) muoia per qualsiasi motivo.
L'acquario
Ci dedichiamo adesso all'acquario ospitante essendo, l'ambiente in cui vivrà, uno dei fattori determinanti per la sua sopravvivenza. Il Chelmon rostratus è un pesce non migratore e legato al Reef, questo fattore incide sul suo comportamento in vasca. Non si tratta infatti di un gran nuotatore, ma di un pesce che passa le proprie giornate tra le rocce alla ricerca continua di qualcosa da mangiare con il suo muso allungato, grazie al quale è in grado di predare anche in piccolissime fessure. Un litraggio consono va, a mio avviso, dai 250 litri in su, con una lunghezza dell'acquario minima di 90-100 cm. Un aspetto altrettanto importante è costituito dalle rocce: è ammissibile che il nuovo arrivato necessiti di giorni o addirittura settimane di ambientamento, pertanto la presenza di rocce ricche di biodiversità (e soprattutto in buona quantità) garantiranno un luogo ideale nel quale inserire il nostro amico pinnuto.
Un ulteriore fattore da considerare è la presenza di membri della famiglia degli Acanthuridae in vasca, in particolare gli Zebrasoma. Quando ho acclimatato il mio rostratus non ero a conoscenza delle ostilità tra questi animali e le prime settimane il nuovo arrivato è stato preso di mira costantemente da uno Zebrasoma scopas (fortunatamente il mio Chelmon era in gran forma al momento dell'acquisto e ha superato egregiamente le ostilità, guadagnando col tempo il rispetto del compagno di "stanza").

Alimentazione
Le maggiori difficoltà le riscontriamo nell'alimentazione dell'esemplare. Il Chelmon rostratus è un pesce prettamente carnivoro, la cui dieta è caratterizzata da piccoli anellidi, briozooi, crostacei, vermi policheti, inoltre è solito predare antozoi: attinie, sclerattinie, piccoli stoloniferi e talvolta anche zoantidi. Una scelta sbagliata della dieta o approcci errati porteranno sicuramente al deperimento e infine alla morte dell'animale, sarà pertanto opportuno essere preparati sin dai primi giorni. La conformazione della bocca non gli consente di mangiare il granulato, inoltre non è molto abile, soprattutto i primi periodi, a prendere il cibo fluttuante (proprio perché abituato a predare dalle rocce). Nei primi periodi consiglio di cominciare con cibo vivo: Mysis, Chironomus, Artemia salina, ma soprattutto bilalvi in piccoli pezzi (cozze, vongole ecc...). Il mio consiglio è quello di scegliere per lui solo i pezzi più morbidi come quello nel video sottostante. La tecnica è fondamentale, consiglio fortemente di interrompere il flusso e di dare con le mani la polpa ben sfaldata. Il Chelmon a questo punto mostrerà interesse per il boccone, ma non è assolutamente detto che ceda al primo tentativo. E' fondamentale mostrare perseveranza e insistere anche più volte al giorno per abituarlo alla vostra presenza. Questa tecnica mi è stata insegnata da Fabrizio Pucci (mio grande amico e amante di questi animali) e ha avuto riscontri positivi con moltissimi altri acquariofili che io stesso ho seguito. Superata la prima fase l'animale, in un contesto favorevole, perderà ogni forma di timidezza avvicinandosi senza timore anche alle mani delle persone (il mio mi punzecchia spesso).
Reef Safe?
La risposta è: Si e no! Il pregio più grande di questo pesce è la sua voracità nel mangiare aiptasie (alcuni esemplari però potrebbero fare eccezione). Questa sua dote ha salvato molte vasche da infestazioni dell'anemone di vetro che, specialmente in grosse vasche, non può esser eliminata con solo aceto e bicomponente. Il "No" invece fa riferimento ad alcuni animali che potrebbero finire vittime del pesce farfalla: Tridacnee, bivalvi vari, spirografi (e simili) potrebbero esser vittima di questo vorace animale. Credetemi se vi dico che quando comincia a fidarsi di voi diventa insaziabile.
Conclusioni
Sin da piccolo desideravo allevarne uno, ma a causa di opinioni varie evitavo di prenderlo. A fine settembre 2020 però vidi un esemplare in piena forma e non seppi resistere. L'ho soprannominato Pucci (per ringraziare l'amico Fabrizio per i suoi fondamentali consigli). Pucci ne ha passate tante, un primo mese mangiando solo dalle rocce, un secondo mese di solo liofilizzato, per poi finalmente passare alle cozze. Ha superato l'Oodinium e persino un'intossicazione dovuta ad un frutto di mare avariato. Si è rivelato un pesce vispo, curioso, forte e sicuramente adorabile. Altra esperienza che ci tengo a riportare è proprio quella di Fabrizio: il suo esemplare, "Martina", è con lui da ben 5 anni (considerate che la vita media in natura non supera i 10 anni). Ho voluto dedicare del tempo alla scrittura di questo articolo per invitare tutti gli acquariofili che lo leggeranno a documentarsi bene sull'inserimento di questo e altri pesci di non scontata gestione, perché la colpa del loro deperimento è molto spesso la nostra. Uno studio preventivo ed una buona conoscenza ci aiuteranno senz'altro ad allevare anche gli animali più particolari, sta poi a noi superare le difficoltà iniziali, ma credetemi se vi dico che ne vale davvero la pena.